Il formaggio Pont l’Eveque…uno tra i migliori di Normandia.

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Pont l’Evêque

Sicuramente uno dei formaggi più antichi ella Normandia, prende il nome dal piccolo villaggio omonimo della regione, situato tra Lisieux e Deauville. Si hanno sue notizie già dal decimo secolo, allorquando veniva utilizzato oltre che a scopo alimentare, anche ai fini di pagamento della decima al feudatario di turno piuttosto che alla chiesa. Nel dodicesimo secolo, i monaci cistercensi stabilitesi nei pressi della città di Caen, ne decretarono la forma e le misure attuali, utilizzando delle fustelle quadrate in ceramica chiamate “Angelot”, da qui la primogenitura del suo nome, che, derivando dal fatto che Angelot non era altro che il termine in cui era conosciuta una moneta dell’epoca, la quale veniva utilizzata, allo stesso modo del formaggio, quale mezzo di pagamento. Già da allora si diceva che ogni buona tavola doveva essere fornita del formaggio Angelot, e nel quindicesimo secolo divenne il più rinomato del regno. Per altro si sa che molti formaggi della regione dei Pays d’Auge, si fregiavano dello stesso nomignolo , e solo più tardi, molto probabilmente alla fine del sedicesimo secolo, si trovano tracce del appellativo Pont l’Evêque, atto ad indicarne il ben specifico formaggio, la sua origine, e, con il quale è ancor oggi utilizzato, visto che esistono attualmente dei parenti strettissimi, di quest’ultimo, il Pavé d’Auge ossia un doppio Pont l’Evêque e il Moyaux un triplo. Come fatto storico interessante, voglio qui ricordare che durante la rivoluzione Francese, vennero tolti ogni tipo di  riferimenti religiosi, e, a questo non sfuggì la cittadina di Pont l’Evêque (Evêque in lingua francese significa vescovo), e per alcuni decenni prese il nome di Pont Chalier, un rivoluzionario grande difensore della libertà. Il suo destino? Fu ghigliottinato nel 1793. Il Pont l’Evêque mantiene ancor oggi il suo posto di privilegio tra i formaggi più popolari. Il formaggio ha forma quadrata di lato di circa dieci centimetri con spessore di circa tre,  per un peso compreso tra i 350 e 400 grammi. La crosta è piuttosto lucida e varia dall’oro all’aranciato, colorazione dovuta ai lavaggi periodici effettuati in grotta umida per circa cinque settimane, dopodiché questa viene naturalmente sovra “contaminata” da ife di microscopici miceti biancastri. La pasta è morbida, di colore variabile dall’avorio al giallo pallido, untuosa e mai secca, leggermente salata e dal sapore gentile e raffinato. Gli aromi sono delicati e fini, si prolungano sulle note di noce e nocciola, di fieno, di panna e spesso vi si colgono sentori delicatamente affumicati. Si accosta naturalmente con il prodotto regionale per eccellenza, il sidro si in versione secca che semi secca, ma anche a vini bianchi di gusto delicato quali uno Chenin Blanc nelle varie denominazioni della valle della Loira ed i suoi affluinti quali un delicato Vouvray o un profumato Jasnières meglio se “invecchiati” anche per una decina d’anni.